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Pdci: "Se vuole evitare un altro scivolone Di Ruscio si informi meglio"

Fermo | La sezione fermana del Partito dei Comunisti Italiani torna sulla questione delle Foibe e critica le prese di posizione dell'Amministrazione comunale.

Dalla Sezione di Fermo del Partito dei Comunisti Italiani riceviamo e pubblichiamo quanto segue:

Alle polemiche suscitate dalla censura del sindaco nei confronti degli antifascisti, risponde lo stesso Gabinetto di Di Ruscio, ribadendo ancora una volta il carattere autoritario della decisione e la più assoluta ignoranza dei temi trattati nella conferenza sulle Foibe.

Perseverando nell’errore, le ricerche di Alessandra Kersevan, e di ricerche si tratta, vengono definite come teorie negazioniste: prima di incappare per la terza volta nel medesimo scivolone, il sindaco dovrebbe informarsi meglio, magari leggendo qualche libro proprio della Kersevan, dove non vengono negate né le Foibe, né l’esodo. Oppure, se lo ritiene più affidabile, potrebbe leggersi almeno il breve rapporto della Commissione mista storico-culturale italo-slovena, commissione istituita nell’ottobre 1993 su iniziativa dei ministri degli Esteri di Italia e Slovenia.

Viene inoltre ribadito che eventuali teorie che smentiscono le leggi dello Stato non possono godere di spazi pubblici. Quindi ne deduciamo che qualsiasi manifestazione di dissenso non debba essere autorizzata: bella prova di democrazia! A quando un’ordinanza comunale sul reato d’opinione?

E comunque, anche l’eversione nera “smentisce le leggi dello Stato” (Di Ruscio sa chi sono Rutilio Sermonti e Luigi Ciavardini, accolti o celebrati a Fermo con tutti gli onori?).

Ci stupisce poi che un sindaco così rigoroso abbia accolto trionfalmente il pregiudicato Marcello Dell’Utri... addirittura per pubblicizzare i (falsi) diari di Mussolini “lo statista” (e verrebbe spontaneo citare in proposito la Legge 20 giugno 1952, n. 645, art. 4: “...alla stessa pena di cui al primo comma soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo”).

Vorremmo infine rispondere all’assessore Mariantonietta Di Felice, che alla recente commemorazione dell’eccidio di Montemonaco ha avuto la faccia tosta di equiparare i caduti partigiani ai repubblichini, e le rispondiamo citando Vittorio Foa: “Una volta ho partecipato a una trasmissione televisiva con Pisanò uno dei fondatori del Movimento Sociale, che allora era senatore. Pisanò mi si è rivolto dicendo: «Lei sa quanto me che avevamo degli ideali tutti e due. Diversi, certo. Ma la patria era un valore per lei e per me». Io gli ho risposto «Senta, sarà pure come dice Lei. Però se vinceva Lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, Lei è senatore della Repubblica e parla qui con me»”. La differenza tra partigiani e repubblichini, gentile assessore, è tutta qui.

19/03/2009





        
  



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