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Il lungomare insostenibile

San Benedetto del Tronto | Arch. Nazzareno Viviani: "Penso che un ente pubblico debba in quanto tale affrontare i progetti, fatti con i soldi dei contribuenti, con buon senso."

di Arch. Nazzareno Viviani


Le testate giornalistiche locali hanno riportato,a fine estate un resoconto della nuova amministrazione locale, con un’intervista al nuovo Sindaco nel quale, oltre a parlare delle cose fatte, si riportava la volontà di continuare la “riqualificazione” del lungomare, fino a viale Trieste.

In vista della ripresa dei lavori, mi sembra doveroso fare un’ attimo il punto della situazione su tale vicenda come tecnico ma ancor prima come fruitore di tale infrastruttura.

Non entro nel merito della questione estetica di tale intervento ma voglio soffermarmi su questioni prettamente pratiche.
Penso che un ente pubblico debba in quanto tale affrontare i progetti, fatti con i soldi dei contribuenti, con buon senso. Stiamo parlando di uno “stradone verde” di 4km con sezioni stradali di tutto riguardo la cui realizzazione è già nelle forme di finanziamento un’opera insostenibile( non è stata venduta forse una farmacia comunale a tale scopo?)

Altre amministrazioni, molto più lungimiranti, avrebbero colto l’occasione con i vari “programmi complessi” che la legge mette a disposizione ( pru, project financing, accordi di programma ecc). Altra piccola perla: è stata fatta un'opera senza che si sia affrontato minimamente l’intera questione del traffico ma lasciamo perdere quest'aspetto.

Veniamo ora all’opera vera e propria. Cominciamo con i materiali: sono state usate per la pavimentazione pietrame da spacco proveniente da altre regioni e messe in opera a mò di palladiana. Senza considerare il costo di quest’ultime, e della relativa manodopera, per la finitura superficiale occorrevano pietre di quelle dimensioni? Non sarebbero bastate delle pietre squadrate alte pochi centimetri? Non sarebbe poi stato meglio utilizzare materiali industriali che usano i nostri più illustri colleghi? Cemento, mattonelle e masselli ricavati dagli scarti di lavorazione delle rocce che a tutt’oggi forniscono ottime qualità tecnico-estetiche a un prezzo più che competitivo. Oltre ad avere la proprietà della removibilità per la manutenzione degli impianti tecnologici. Perché non si è proceduto al recupero e trattamento delle acque piovane per innaffiare tutte le essenze arboree, che sono state messe a dimora?

Penso appunto alla gestione di tale opera. Come utente adoro vedere il verde, e sono dove è possibile, per la permeabilità dei suoli. Disseminare il lungomare di essenze costose e variegate, di pozze di acqua scrosciante ecc, a quali costi di gestione porterà? Mi chiedo se una più oculata piantumazione, con essenze più comuni e anche con minore costo di gestione sarebbe stata più opportuna. Sembra che questo inconveniente possa essere risolto con delle telecamere disseminate su tutto il lungomare aggiungendo altri costi oltre ai costi di quest’opera. Non si è forse a conoscenza delle “mani verdi veloci” che fanno spesa di ciclamini ogni volta che vengono piantumati all'isola pedonale?

E l’illuminazione? Totalmente fuori norma con la nuova legislazione sull’inquinamento luminoso. Non sono un irriducibile romantico che vuole per forza guardare le stelle dal lungomare, ma se non è un ente come il Comune a rispettare certe direttive, come possiamo sperare che il privato segua tali leggi?

Per ultimo vorrei soffermarmi dell’insostenibilità sociale. Di fatto il nuovo lungomare sud è una sorta di percorso ghettizzante. Sono da anni un utente di tale infrastruttura, come automobilista, ciclista, corridore e “passeggiatore”. Le dinamiche sociali degli ultimi decenni, hanno portato a trasformare gli spazi della città. Viviamo nella società della velocità sia fisica che multimediale. C’è una sorta di nuovo futurismo in atto che ha portato al paradosso della trasformazione delle nostre piazze, concepite come spazio statico, in semplici parcheggi e le strade trasformate in isole pedonali. Questa è la società in cui viviamo essa non è fatta di “stazionalismi” ,come potevano essere i fori romani o le piazze rinascimentali, ma di flussi di persone che si muovono. Allora ecco che le nuove passeggiate diventano un percorso fatto di negozi, locali e uffici. Forse è giusto che sia così ma tale aspetto va visto anche dalla parte dell’utente.

Sul lungomare sud ci sono almeno quattro o cinque utenze (automobilisti, ciclisti, corridori, pattinatori, turisti e semplici cittadini), che vivono in maniera diversa tale percorso nei diversi mesi dell’anno. Quello pensato e realizzato ora serve a malapena a tre funzioni ed è pensato solo per il turista che viene nella nostra cittadina per qualche giorno.

Per carità è un bel “salotto” o forse un bel presepe, ma la città ha anche bisogno di una “cucina”, o meglio di una infrastruttura più pratica e flessibile, di un posto dove i cittadini disabili possano godersi una tranquilla passeggiata su una pavimentazione idonea, dove chi fa un po’ di corsa non sia continuamente richiamato dai vigili perché è obbligato a correre sulla pista ciclabile (evidentemente il vigile non corre, perché sopra a quella pavimentazione è veramente pericoloso), dove gli anziani possano tranquillamente camminare d i bambini tranquillamente correre senza il pericolo di cadere o farsi male.

Dunque io mi chiedo e chiedo al nuovo sindaco, tra l’altro ottimo camminatore e corridore, se è il caso di rivedere il progetto. Non chiedo di smantellare il lavoro eseguito ma di ripensare quello da fare. Per non ricadere negli errori già fatti e perché il lungomare oltre ad essere del turista è ancor prima del cittadino di San Benedetto del Tronto che nel bene o nel male ne fa uso tutto l’anno e soprattutto lo finanzia con i suoi soldi. Una struttura urbana cittadina deve essere pensata su misura dell’utenza più debole, e non su quella più forte. Se un progetto funziona per il disabile, l’anziano e il bambino, sicuramente va bene a tutta la cittadinanza.

24/10/2006





        
  



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