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Master in Biosicurezza delle piante geneticamente modificate

| ANCONA - Entro il 31 ottobre la presentazione delle domande di partecipazione

E’ sempre più impellente l’urgenza per gli operatori del settore agroalimentare di approfondire le conoscenze sulla biosicurezza delle produzioni agricole; in particolare, per noi, sulle specie ortofrutticole tipiche del bacino del Mediterraneo.

Il progresso delle scienze, e della regolamentazione sulla quale si basa la valutazione dei rischi e dei benefici delle piante geneticamente modificate, fa della Biosicurezza una affascinante nuova scienza applicata. In questa ottica è stato lanciato un corso di studi internazionale in e-Learning che permette di rendere disponibili risorse di conoscenza altrimenti difficilmente fruibili. Il Master universitario di II livello a distanza in Biosicurezza delle Piante geneticamente modificate parte quest’anno anche all’Università Politecnica delle Marche che aderisce al Programma Unido (Biosafety training program) in collaborazione con le università di Ghent (Belgio), Concepcion (cile), Malaya (Malaysia) e Nairobi (Kenia). I termini per la presentazione della domanda di partecipazione al Master sono fissati al 31 ottobre 2006. Una presentazione pubblica del Master si sta intanto preparando per la data del 23 novembre, cui saranno chiamate a partecipare tutte le autorità locali interessate e competenti.

E’ questo un buon momento per lanciare una proposta formativa di tal genere, proprio quando recenti scoperte ripropongono con forza gli interrogativi legati allo sviluppo delle ricerche sugli Ogm, ma anche prospettive nuove ed eccitanti per la produzione agricola. In particolare ha suscitato scalpore la notizia della sperimentazione in atto nella Azienda agricola dell’Università Politecnica delle Marche, relativa a due varietà di uva da tavola – la Thompson seedless (una sultanina) e Silcora (senza semi e ad acino più grosso) - modificate con il gene DefH9-iaaM, che agisce sui metabolismi dei fattori di crescita endogena delle piante. La sperimentazione mira a valutare la maggiore capacità produttiva dovuta prevalentemente all’aumento del numero di acini per grappolo e delle dimensioni dell’acino, oltre alla possibilità di rendere fertili le gemme basali, fattore indispensabile per coltivare la vite “a tralcio corto”.
“Si tratta di una ricerca autorizzata dalla Comunità Europea e finanziata dal Miur – fa osservare il responsabile del Master, professor Bruno Mezzetti della facoltà di Agraria, – che potrà dare risultati comunque utili per comprendere i fattori che regolano i processi di crescita, ma anche per migliorare la quantità e la qualità dell’uva da tavola. Le informazioni che trarremo da questa sperimentazione sono fondamentali per migliorare anche le tecniche di coltivazione e l’efficienza produttiva. Ma soprattutto è rilevante che si conducano queste ricerche con la sollecitudine con cui si stanno portando avanti in altri paesi come gli Usa e l’America latina, per non dover subire poi la invasione di prodotti che potremmo non riuscire a controllare”.

Il Master universitario di II livello a distanza in Biosicurezza delle Piante geneticamente modificate è indirizzato agli operatori interessati o impiegati come esperti in biosicurezza in enti governativi o privati. Per la sua natura il master contempla gli aspetti politici, legali e etici delle biotecnologie e alla fine del programma i diplomati saranno in grado di condurre valutazioni dei possibili rischi derivanti dalla diffusione di piante geneticamente modificate, e di applicare opzioni di gestione dei rischi. Insomma, sapranno combinare nelle loro valutazioni le considerazioni attinenti a problematiche di politica pubblica integrando dati e risultati della scienza, esigenze delle politiche di governo, offerte dell’industria e istanze della società civile.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito
http://193.205.134.131/Entra/Engine/RAServePG.php/P/3383110800/M/3276110807.

24/10/2006





        
  



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