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Riflessioni sull'Indulto del Vice Presidente della Provincia Emidio Mandozzi

Ascoli Piceno | " Se fossi stato tra quelli chiamati ad esprimersi con un voto, avrei votato a favore della legge, ma con riserva. Anzi, tante riserve"

di Emidio Mandozzi*

Emidio Mandozzi

Gent.le Direttore,

Le vorrei partecipare alcune mie riflessioni sul tema dell’Indulto, che mi auguro possano aiutare il dibattito politico che in questi giorni sta tenendo banco sui media e tra la gente.

Le dico subito che se fossi stato tra quelli chiamati ad esprimersi con un voto, avrei votato a favore della legge, ma con riserva. Anzi, tante riserve. Perché l’Indulto, così com’è, oltre a prestarsi alle più disparate strumentalizzazioni politiche (alcune delle quali veramente di bassa “lega”), non risolve certo il problema delle carceri ed il loro sovraffollamento, ma, cosa ancora più preoccupante nonché frustrante, non attenua e non aiuta i drammi umani e familiari di persone più sfortunate di altre, che stanno dietro a tante storie di delinquenza comune.

Bene dunque l’Indulto, ma per favore non salutiamo come vittoria politica una legge che vittoria non è, ma solo l’inizio (mi auguro) di un percorso di cambiamento della politica sociale, che il centrosinistra ha in animo di accollarsi.

Saranno dodicimila, saranno ventimila i poveri cristi che beneficeranno della legge? Bene. Ma chi si sta preoccupando della loro vita futura, chi si domanda cosa troveranno fuori dalle mura carcerarie questi uomini e queste donne?

Chi darà loro una mano per reinserirsi in un contesto sociale così difficile come il nostro, dove il rischio di emarginazione e di esclusione lambisce oramai fasce di cittadini di ceto medio-basso, e dove basta perdere un posto di lavoro in famiglia, per ritrovarsi in mezzo alla strada?

Ne sanno bene qualcosa i sindaci, come ha evidenziato in questi giorni il presidente dell’Anci, Dominici, che tutti i giorni vivono sulla loro pelle l’impotenza di un sistema che non regge di fronte a necessità anche minime, come quelle chieste da chi e quanti non hanno un tetto sotto cui ripararsi, costretti ogni giorno a vivere di espedienti per mettere insieme il pranzo con la cena.

Quando, la politica, sarà in grado di dare risposte concrete e certe a questi drammi umani e familiari, ma socialmente ed intimamente frustranti, di persone costrette perennemente a vivere borderline che ti vengono a chiedere aiuto e tu non puoi far altro che indirizzarle alla mensa della Caritas più vicina?
Ad Ascoli Piceno esiste da anni il tristemente noto carcere di massima sicurezza, da dove sono passati i Cutolo, i Vallanzasca, i Totò Riina.

Da questo carcere, per effetto della legge di Indulto, usciranno a breve 30 detenuti sugli ottanta totali. In buona misura piccoli spacciatori ed extracomunitari: cosa sarà di loro, a partire dal giorno dopo la scarcerazione?

La Provincia di Ascoli, insieme alla Direttrice del Supercarcere, la dottoressa Lucia Di Feliceantonio, ha messo in campo in questi ultimi tempi una collaborazione concretizzatasi nell’apertura di uno Sportello Informativo all’interno della struttura di pena, retto da un operatore del Centro per l’Impiego, che vi si reca con cadenza quindicinale, al fine di rendere partecipi i detenuti sulle opportunità di lavoro di cui potrebbero beneficiare una volta fuori.

Così come sono stati messi in piedi dei piccoli laboratori, come ad esempio quello di rilegatura di testi, quale tentativo di fornire comunque un aiuto.
Certo, non siamo ancora ad un livello sufficientemente soddisfacente, ma almeno ci stiamo provando, con tenacia e volontà. Credo che un confronto costante tra struttura carceraria ed istituzioni locali possa rappresentare una delle strade maestre da seguire.

E’ poco? E’ tanto? E’ un tentativo.
Certo, la scommessa , ad Ascoli come in Italia, è alta. Come del resto la posta in palio: cambiare, in meglio, questa nostra società, in nome degli ultimi, destinati a non arrivare mai.
Un dovere per tutto il centrosinistra e per quanti, convinti, credono che un mondo un po’ migliore sia possibile per tutti. A maggior ragione per quanti da tempo hanno smesso di crederci.
Un obiettivo perseguibile, che non ha certo bisogno né di panacee, né tanto meno di pannicelli caldi (il populismo lasciamolo agli illusi che hanno creduto di poter governare solo con le promesse).
Un obiettivo alla portata di un centrosinistra veramente coeso e convinto di uno strutturale quanto indispensabile cambiamento sociale.

*Vice Presidente e
Assessore alla Formazione Professionale e
Politiche Attive del Lavoro
Provincia di Ascoli Piceno

Dirigente
Federazione Picena
Democratici di Sinistra

03/08/2006





        
  



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