Ricerca storica e socio-economica sulle officine meccaniche Cecchetti
| MACERATA - Il lavoro, che vuole ripercorrere i momenti fondamentali della storia delle Officine meccaniche Cecchetti, dalla nascita nell800 fino alla crisi, è stato presentato a Civitanova dal presidente della Provincia, Giulio Silenzi
E’ in pieno svolgimento la ricerca storica e socio-economica, promossa e cofinanziata dalla Provincia e dall’Università di Macerata, “Una terra in transizione. Industria, imprenditori e operai a Civitanova Marche nel ‘900”.
Il lavoro - che vuole ripercorrere i momenti fondamentali della storia delle ‘Officine meccaniche Cecchetti’, dalla nascita nell’800 fino alla crisi – è stato presentato a Civitanova dal presidente della Provincia, Giulio Silenzi, presenti l’assessore alla Cultura, Donato Caporalini, il coordinatore del progetto, Angelo Ventrone, docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche di Macerata, e lo storico civitanovese Pier Luigi Cavalieri. “I primi moti operai, le prime organizzazioni sindacali della nostra provincia hanno preso il via – ha dichiarato Silenzi – proprio da questa fabbrica.
La Cecchetti è un tratto importante dell’identità di questa città (i ‘cecchettari’ in 100 anni sono stati circa 50 mila). La Provincia, partendo dalla Cecchetti, vuole ricostruire, attraverso un percorso a più tappe, l’importanza dell’industrializzazione del nostro territorio, perché è un valore che deve essere conservato e trasmesso”.
Numerose le fonti di documentazione. Innanzi tutto l’Archivio centrale dello Stato e della Polizia, soprattutto per quanto riguarda gli scioperi a sostegno degli antifranchisti spagnoli, la mobilitazione contro gli sbarchi statunitensi in Italia e le manifestazioni di solidarietà in vari e importanti eventi storici, che videro una grande partecipazione di questa massa operaia fortemente politicizzata e sindacalizzata.
Poi la fototeca comunale di Civitanova, quella dell’Istituto Gramsci di Ancona e quella dell’Istituto Luce, oltre che l’Archivio della stessa Cecchetti, da poco riordinato dalla Soprintendenza, contenente più di 1.000 fascicoli e 500 buste di disegni industriali, e le raccolte private. Fondamentali, infine, le interviste fatte direttamente ai protagonisti, ex lavoratori ormai ottantenni, testimoni importanti del processo che ha trasformato una società incentrata sulla pesca in un centro urbano a forte vocazione industriale.
“Questa ricerca – ha affermato l’assessore Caporalini – cerca di rispondere alla domanda sul perché una parte importante della storia italiana, quale è l’industrializzazione di questa provincia, è stata tanto trascurata quando invece è rappresentativa di molte conquiste sociali e industriali che hanno reso questo modello così importante”.
Cavalieri ha poi sottolineato come quella della Cecchetti sia anche una storia di emigrazione: molti operai, infatti, licenziati per la loro militanza politica al momento della costituzione della Sgi nel 1956-‘57, esportarono la loro elevatissima professionalità in Olanda e in Argentina; allo stesso tempo confluì all’esterno anche l’eccezionale esempio di imprenditorialità e di intelligenza di Adriano Cecchetti. “Soprattutto – ha proseguito Caporalini – vogliamo accendere i riflettori sui lavoratori e sulla storia del movimento operaio della Cecchetti per giungere a una memoria storica ‘autentica’, che non è fatta solo della storia della classe dirigente o di quella dei manufatti. Vogliamo recuperare, finalmente, tutto quanto riguarda le dimensioni del mondo del lavoro e del conflitto sociale”.
Il lavoro - che vuole ripercorrere i momenti fondamentali della storia delle ‘Officine meccaniche Cecchetti’, dalla nascita nell’800 fino alla crisi – è stato presentato a Civitanova dal presidente della Provincia, Giulio Silenzi, presenti l’assessore alla Cultura, Donato Caporalini, il coordinatore del progetto, Angelo Ventrone, docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche di Macerata, e lo storico civitanovese Pier Luigi Cavalieri. “I primi moti operai, le prime organizzazioni sindacali della nostra provincia hanno preso il via – ha dichiarato Silenzi – proprio da questa fabbrica.
La Cecchetti è un tratto importante dell’identità di questa città (i ‘cecchettari’ in 100 anni sono stati circa 50 mila). La Provincia, partendo dalla Cecchetti, vuole ricostruire, attraverso un percorso a più tappe, l’importanza dell’industrializzazione del nostro territorio, perché è un valore che deve essere conservato e trasmesso”.
Numerose le fonti di documentazione. Innanzi tutto l’Archivio centrale dello Stato e della Polizia, soprattutto per quanto riguarda gli scioperi a sostegno degli antifranchisti spagnoli, la mobilitazione contro gli sbarchi statunitensi in Italia e le manifestazioni di solidarietà in vari e importanti eventi storici, che videro una grande partecipazione di questa massa operaia fortemente politicizzata e sindacalizzata.
Poi la fototeca comunale di Civitanova, quella dell’Istituto Gramsci di Ancona e quella dell’Istituto Luce, oltre che l’Archivio della stessa Cecchetti, da poco riordinato dalla Soprintendenza, contenente più di 1.000 fascicoli e 500 buste di disegni industriali, e le raccolte private. Fondamentali, infine, le interviste fatte direttamente ai protagonisti, ex lavoratori ormai ottantenni, testimoni importanti del processo che ha trasformato una società incentrata sulla pesca in un centro urbano a forte vocazione industriale.
“Questa ricerca – ha affermato l’assessore Caporalini – cerca di rispondere alla domanda sul perché una parte importante della storia italiana, quale è l’industrializzazione di questa provincia, è stata tanto trascurata quando invece è rappresentativa di molte conquiste sociali e industriali che hanno reso questo modello così importante”.
Cavalieri ha poi sottolineato come quella della Cecchetti sia anche una storia di emigrazione: molti operai, infatti, licenziati per la loro militanza politica al momento della costituzione della Sgi nel 1956-‘57, esportarono la loro elevatissima professionalità in Olanda e in Argentina; allo stesso tempo confluì all’esterno anche l’eccezionale esempio di imprenditorialità e di intelligenza di Adriano Cecchetti. “Soprattutto – ha proseguito Caporalini – vogliamo accendere i riflettori sui lavoratori e sulla storia del movimento operaio della Cecchetti per giungere a una memoria storica ‘autentica’, che non è fatta solo della storia della classe dirigente o di quella dei manufatti. Vogliamo recuperare, finalmente, tutto quanto riguarda le dimensioni del mondo del lavoro e del conflitto sociale”.
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30/11/2005
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