Castelli: "Agostini torna giovane e invoca la lotta di classe contro l'odiato padrone".
Ascoli Piceno | "Il tempo stringe e i licenziamenti incombono. Non è tempo di giocar alla lotta di classe ma di avviare al più presto le riforme".
di Avv.Guido Castelli*
Dopo quello di D'Ambrosio, che nei giorni scorsi ebbe a definire gli imprenditori marchigiani "pigri, sordi e miopi", anche nel Piceno arriva puntuale l'attacco all'impresa da parte di Luciano Agostini che accusa l'Assindustria di fiancheggiare il centro-destra.
Non mi sembra un buon segnale da parte di chi gestisce il bilancio della nostra Regione.
Non più tardi di una settimana fa, infatti, dinanzi alla gravissima crisi industriale che funesta la Vallata del Tronto, avevo proposto un patto che impegnasse al dialogo con l'impresa e i lavoratori l'intera classe dirigente picena ( di ogni colore) nel nome di un'autentica solidarietà sociale.
"Se la casa brucia" avevo osservato - " l'obbligo per gli amministratori è di contribuire a spegnere l'incendio". Incurante dell'appello, invece, Luciano Agostini si arma di una tanica di benzina tornando ad intonare le vecchie litanie gramsciane contro "l'odiato padrone", nemico di classe.
In realtà l'atteggiamento neo-marxista di D'Ambrosio e Agostini si spiega con il fatto che, oggi più che mai, la giunta regionale delle Marche è pesantemente condizionata da Rifondazione Comunista e verdi che sostengono una risicatissima maggioranza a colpi di veti e ricatti.
Molti provvedimenti che il mondo dell'impresa invoca per uscire dalle secche dell'attuale crisi sono fermi a causa del niet rosso-verde come il piano energetico regionale che tarda da anni e che se correttamente impostato - potrebbe consentire un contenimento dei costi dell'ordine del 30-40% .
Stesso discorso per quel che concerne la riforma urbanistica e la modifica della Legge 46/92 per gli investimenti dei Comuni che languono da tempo in una condizione di stallo assolutamente incompatibile con i tempi richiesti dal mercato e dalla società per uscire dalla crisi.
Il Consiglio Regionale addirittura si appresta a varare un legge sulla valutazione di impatto ambientale che comporterà un pesantissimo aggravio degli obblighi burocratico-formali a carico delle imprese.
E sullo sfondo rimane il triste primato che vede le famiglie e le imprese marchigiane detenere il record dei soggetti più tartassati d'Italia per quel che concerne l'IRAP e l'Irpef regionali. E ciò a dispetto dei decrementi fiscali di facciata che la Giunta Regionale ha varato a Natale al solo scopo mediatico di coprire con la classica foglia di fico le enormi nudità della finanza regionale.
"La Regione ha fatto molto" sostiene Agostini. Ma di fronte a queste evidenze mi sembra di poter dire che la Giunta Regionale delle Marche stia remando in modo esattamente contrario a quello che le ragioni dello sviluppo consiglierebbero di fare.
Il tempo stringe e i licenziamenti incombono. Non è tempo di giocar alla "lotta di classe" ma di avviare al più presto le riforme. Noi siamo pronti ma la Regione da che parte sta? E' ora di scegliere, caro Agostini, e non ci sono molte alternative: o i girotondi o lo sviluppo sociale.
Non mi sembra un buon segnale da parte di chi gestisce il bilancio della nostra Regione.
Non più tardi di una settimana fa, infatti, dinanzi alla gravissima crisi industriale che funesta la Vallata del Tronto, avevo proposto un patto che impegnasse al dialogo con l'impresa e i lavoratori l'intera classe dirigente picena ( di ogni colore) nel nome di un'autentica solidarietà sociale.
"Se la casa brucia" avevo osservato - " l'obbligo per gli amministratori è di contribuire a spegnere l'incendio". Incurante dell'appello, invece, Luciano Agostini si arma di una tanica di benzina tornando ad intonare le vecchie litanie gramsciane contro "l'odiato padrone", nemico di classe.
In realtà l'atteggiamento neo-marxista di D'Ambrosio e Agostini si spiega con il fatto che, oggi più che mai, la giunta regionale delle Marche è pesantemente condizionata da Rifondazione Comunista e verdi che sostengono una risicatissima maggioranza a colpi di veti e ricatti.
Molti provvedimenti che il mondo dell'impresa invoca per uscire dalle secche dell'attuale crisi sono fermi a causa del niet rosso-verde come il piano energetico regionale che tarda da anni e che se correttamente impostato - potrebbe consentire un contenimento dei costi dell'ordine del 30-40% .
Stesso discorso per quel che concerne la riforma urbanistica e la modifica della Legge 46/92 per gli investimenti dei Comuni che languono da tempo in una condizione di stallo assolutamente incompatibile con i tempi richiesti dal mercato e dalla società per uscire dalla crisi.
Il Consiglio Regionale addirittura si appresta a varare un legge sulla valutazione di impatto ambientale che comporterà un pesantissimo aggravio degli obblighi burocratico-formali a carico delle imprese.
E sullo sfondo rimane il triste primato che vede le famiglie e le imprese marchigiane detenere il record dei soggetti più tartassati d'Italia per quel che concerne l'IRAP e l'Irpef regionali. E ciò a dispetto dei decrementi fiscali di facciata che la Giunta Regionale ha varato a Natale al solo scopo mediatico di coprire con la classica foglia di fico le enormi nudità della finanza regionale.
"La Regione ha fatto molto" sostiene Agostini. Ma di fronte a queste evidenze mi sembra di poter dire che la Giunta Regionale delle Marche stia remando in modo esattamente contrario a quello che le ragioni dello sviluppo consiglierebbero di fare.
Il tempo stringe e i licenziamenti incombono. Non è tempo di giocar alla "lotta di classe" ma di avviare al più presto le riforme. Noi siamo pronti ma la Regione da che parte sta? E' ora di scegliere, caro Agostini, e non ci sono molte alternative: o i girotondi o lo sviluppo sociale.
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12/03/2004
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