Sesta giornata di "Spinetoli Social movie"
Spinetoli | La disoccupazione,la solitudine e la solidarietà al centro della scena.
di Antonella Roncarolo
Giovedi 12, sesto giorno di programmazione di "Spinetoli social movie"
Ancora un pizzico di Africa e un film, "Yaaba" che è un inno alla solidarietà. Ci sono zone nel Continente Nero in cui se una donna resta sola viene ancora di più emarginata, letteralmente "lasciata ai margini". Ci sono zone, nel Continente Nero, in cui se una vecchia, una quasi nonna almeno per l'età, viene lasciata sola, di lei si occuperanno due bambini forse più consapevoli degli stessi adulti che è impossibile lasciare sola la solitudine. Molta saggezza e qualche rimpianto.
C'è l'emigrazione e c'è la miseria dell'Italia postbellica nello stupendo film di Pietro Germi "Il cammino della speranza", e c'è una coppia stupenda (lo diventerà anche nella vita), che è quella formata da Raf Vallone e Elena Varzi. La povertà spinge a cercare altre strade, altre vie, altre sensibilità e l'Italia assiste quasi impotente a un esodo di proporzioni bibliche. Non tutti vanno in Belgio in cambio di carbone allo Stato, altri preferiscono la Francia dove l'agricoltura funziona e loro, la terra, la sanno lavorare davvero. Non sanno fare niente altro: lavorare la terra e mettere al mondo figli.
La sera parte con il primo film italiano in concorso, "Il posto dell'anima" di Riccardo Milani. Qui la strada c'è, c'è il posto e ci sono famiglie che vivono grazie a quel posto...di lavoro. In apparenza tutto sereno ma cova sotto la cenere la brace della politica economica della multinazionale americana a cui fa capo la fabbrica di pneumatici...quella del "posto".
Bisogna chiudere, i costi di produzione sono altissimi, meglio l'Asia. Gli operai cercano di resistere, scioperano, si legano ai cancelli dello stabilimento. Il caso monta e perfino il Tg3 nazionale si sposta per andare a riprendere gli operai della Carair. Sostenuti dalla gente riescono perfino a recarsi in America dove si troveranno di fronte il classico muro di gomma: la fabbrica chiuderà e si darà inizio al dramma.
Stessa sera, a seguire. Nella Spagna del Nord chiudono i cantieri navali e i licenziati bighellonano straniti e arrabbiati in una Galizia che sembra tratta da un docu-drama. "I lunedì al sole", pluripremiato film di Ferdinando Leon de Aranoa, sembra la trasposizione spagnola del film di Riccardo Milani. Nell'opera del regista italiano spiccano Silvio Orlando in ottima forma e un Michele Placido che, pur leggermente appesantito, regge lo schermo come pochi. Nel film spagnolo è la figura straordinaria di Javier Bardem che condiziona i ritmi e le uscite, perfino qualche gag e la complessità dell'operaio militante alle prese con una causa per aver rotto un lampione durante le violente manifestazioni di protesta seguite alla chiusura dei cantieri.
Anche se più lento del film italiano, "I lunedì al sole" è la dimostrazione ulteriore di come oggi disoccupazione ed emarginazione rappresentino un dato connotativo comune, che va al di là della semplice "apparenza".
Ancora gente, parecchia, e i giudizi sembrano delinearsi anche attraverso gli occhi dei giurati. Felice Andreasi, però, guarda sempre quella locandina anche se, per questa sera, ha preferito un posto più defilato, più appartato, da cui poter controllare meglio la vita e la "scena" del Festival.
E' arrivata Alida Cucciolla, la moglie del grande Riccardo, una presenza bella e "umana", piena di vita e di ricordi stupefacenti. Il cinema, anche quello italiano, a volte riesce perfino ad essere "generoso" con se stesso.
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13/02/2004
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