Affollamento di Senatori, come nelle grandi occasioni
Fermo | Scontro in prima commissione affari costituzionali sulle nuove province.
di Amedeo Ciccanti
Durante le scontro in prima commissione affari costituzionali sulle nuove province, lo stesso Presidente Pastore ha esclamato in apertura della discussione: "non ho mai visto tanto interesse, nemmeno per la riforma costituzionale. E poi dicono che il Senato non e' vicino al territorio...". Fuori dall'aula trepidavano le delegazioni delle tre province candidate, tra cui l'irriducibile Luigi Vitali per Fermo. La discussione inizia puntuale: alle 15 sono già presenti il relatore Bongiorno, ben marcato da Magnalbò, che sorridono all'ingresso di Ciccanti e Malan,vice capo gruppo di FI. Ben presto l'auletta si riempie di tutti i componenti, titolari e non della Commissione. Si capisce subito che il confronto sarà di quelli ad esito imprevedibile. Primo colpo di scena: il Sen. Lucio Zappacosta, annuncia una lettera consegnata al Presidente Pastore, dove ritira la pregiudiziale che aveva fatto sognare per qualche ora gli ascolani.
Ciccanti che aveva previsto il "testa coda" di Zappacosta, avendo conosciuto le pressioni che gli erano state fatte, con immediatezza fa propria la "pregiudiziale" di Zappacosta e ne amplia la motivazione nei profili costituzionali e rilancia anche con una richiesta di "sospensiva" a norma dell'art.43 del Regolamento, con il chiaro intento di raddoppiare le opportunità di bloccare la discussione ricorrendo a due votazioni. Sulla "pregiudiziale" Ciccanti spende due argomenti di carattere formale: il primo, dando atto che con la riforma del Titolo V della Costituzione, anche l'art.133 e' da considerarsi assorbito nell'ambito della legislazione concorrente tra Stato e regioni, e' da ritenere improcedibile l'iniziativa legislativa in atto, in mancanza di un parere espresso nelle forme di rito così come disciplinato dalle leggi regionali in forza dell'art.21 del testo unico dell'Ordinamento degli enti locali.
In tale ottica Ciccanti ha stigmatizzato negativamente che la Regione Puglia non ha ancora una legge di recepimento della normativa statale di disciplina dell'iniziativa dei comuni e di modalità nella espressione del prescritto parere e la Regione Marche, pur avendo la legge 10/1996, e' stata disattesa dai comuni fermani e dalla stessa Regione che ha espresso si' un parere, ma sulla base dell'art.63 della legge 142/1990, che essendo una norma transitoria e' decaduta nel 1995.
Chiaro l'intento di salvare solo Monza, che e' la locomotiva che traina le altre due istituende province. Il secondo argomento di carattere formale e' relativo all'iniziativa dei comuni. Secondo Ciccanti, l'iniziativa del Comune di Fermo, quale presupposto per la configurazione della nuova provincia, e' nulla di diritto, quindi inesistente sul piano giuridico, per vizio insanabile della volontà. Infatti quando il Consiglio comunale ha deliberato, nella delibera non e' stato scritto quanti consiglieri erano presenti, se c'era o meno la maggioranza ed il numero legale; quindi e' inesistente tutto il procedimento. Ciccanti ha in oltre motivato la "sospensiva" con motivazioni di carattere politico, con la speranza di coagulare sulla sua proposta la stizza di tutti quei Senatori che hanno chiesto di istituire nuove province; ben 20! Secondo Ciccanti e' ingiusto che di tutte le province proposte in Senato, solo tre decise dalla Camera vadano vanti.
Ha colto nel segno quando ha rivendicato il diritto del Senato di stabilire criteri di carattere generale che prevedano di vagliare tutte le proposte di nuove province, in un quadro di regole che implichino altre valutazioni ed altre proposte, rispetto alle tre all'esame. Infatti, su questa linea si sono dichiarati favorevoli i gruppi DS e Margherita, unitamente al Sen. Del Pennino del gruppo misto; contro An e Fi, con l'eccezione del Sen. Falcier, presentatore della provincia di Venezia Orientale, che si trova sullo stesso piano delle tre nuove province approvate dalla Camera. La partita sembrava aperta. L'idea di portare in Aula la valutazione delle ragioni di Ciccanti, sembrava aver conquistato il consenso della Commissione. Malan ha chiesto la votazione nominale, con il chiaro intento di vendersi la partita politica a Monza. Sulla "pregiudiziale" esito positivo: 10 a favore e 9 contro con due astenuti. Partita vinta sul campo, ma non a tavolino.
Infatti, al Senato vige la norma che gli astenuti si considerano contrari. Quindi la lettura e' rovesciata del risultato: con il conteggio dei due astenuti, il risultato si trasforma in 11 contro e 10 a favore e la proposta di Ciccanti e' respinta. Seconda votazione: la beffa e' peggiore: Mancino non partecipa alla votazione per sottrarsi alla perfidia del Regolamento, ma il Sen Falcier passa dallo schieramento dei favorevoli a quello dei contrari e il risultato e' di 9 contro 9 con due astenuti, che fanno passare i contrari a 11 e anche questa proposta di Ciccanti e' rigettata. E' stata una partita giocata sul filo di lana. Ciccanti aveva lavorato con sagacia e intelligenza, soprattutto tra il centro sinistra, sapendo dell'asse AN-Lega.
Aveva anche ottenuto il consenso di due Senatori di FI su 6, che però non si sono presentati in commissione, probabilmente invitati a rimanere a casa. La partita e' ancora aperta: chi dava per scontata l'approvazione, come una passeggiata, ha avuto più di una sudata a freddo. La maggioranza della commissione si e' scoperta contro i tre provvedimenti delle nuove province: sono stati determinanti gli astenuti! La battaglia continua...
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10/02/2004
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