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Non passi la teledittatura

| Armata partecipa alla presentazione del libro di Vespa e analizza le parole del Presidente Berlusconi, presente all'evento.

di Tonino Armata

IL PENSIERO UNICO DEL TELEDITTATORE


Può capitare a chiunque di assistere ad una conferenza del capo del governo. E' capitato anche a me di passaggio a Roma (come ex funzionario della Mondadori), assistere non in una saletta qualunque ma dentro il tempio di Adriano, alla solenne presentazione romana del nuovo libro di Vespa "Il Cavaliere e il Professore", che ormai da anni esce in sincrono con Boldi e De Sica.
Il presidente del Consiglio, seduto tra due direttori di quotidiano (Gambescia del Messaggero - Sorgi della Stampa), per ragioni di stretta, incoercibile cortesia, hanno lasciato che dicesse ciò che voleva e che il mestiere di fare i giornali fosse svillaneggiato senza reagire.

La prima  è, che il primo editore di questo Paese, dopo la famosa "guerra di Segrate", durante la quale tentò di mettere le mani anche sul Gruppo L'Espresso con l'appoggio craxiano, oggi controlla infatti tutta la Mondadori con il settimanale Panorama in testa e indirettamente, attraverso partecipazioni familiari, Il Giornale e Il Foglio. Non è dato sapere se il premier intendesse riferirsi a tutti questi prodotti quando ha detto che "le edicole vendono carta e la carta è uno spreco", ma qualche allusione è più che probabile.

La seconda  è quando il capo del governo ha proclamato: "Non è che la pubblicità della tv si possa trasferire sui giornali. Nessuna azienda pubblicizza prodotti di bellezza o pannolini sui giornali, perché nessuna massaia legge i giornali". A parte il fatto che (come ogni generazione) anche questa è grossolana e sbagliata, rischia di essere offensiva per il popolo delle "massaie", delle casalinghe e di tutte le donne che magari, tra una faccenda domestica e l'altra, trovano il tempo di leggere i giornali (vedi rivolta delle massaie).

La terza , ed è senz'altro stata la più forte e pesante, è quella del pluralismo, proprio all'indomani dell'approvazione in Parlamento della vergognosa legge Gasparri sulla riforma televisiva ora rispedita alle Camere dal capo dello Stato perché palesemente incostituzionale. Dire, come il cavaliere ha detto, che "i giornali sono destinati ad un'élite" oppure che "hanno fatto il loro tempo", fino a paragonare gli editori ai vecchi costruttori di carrozze, equivale ad appesantire l'anomalia in cui si trova l'intero sistema dell'informazione italiana, dominato dal duopolio televisivo e dalla concentrazione (anche pubblicitaria) che fa capo a Mediaset.

Ora è chiaro che a Berlusconi farebbe comodo abolire definitivamente la carta stampata, e magari tutti gli altri media, per diffondere il pensiero unico dominante attraverso il totalitarismo delle sue reti. In parte, per la verità, gli è già riuscita promovendo un modello economico-sociale fondato sul consumismo più esasperato, sull'arricchimento facile, sulla cultura dell'effimero.

Ma  20 milioni di italiani continuano e continueranno a leggere i quotidiani ogni giorno e altri 30 milioni i settimanali ogni settimana. Finché sarà così, si può stare tranquilli che la teledittatura non prevarrà.

21/12/2003





        
  



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