In estate privilegiamo i bianchi.
| La freschezza di gusto e la finezza-fragranza di profumo di un vino bianco rispetto a quella di un rosso non possono essere messe in discussione.
di Prof. Galiè Emidio
La freschezza di gusto e la finezza-fragranza di profumo di un vino bianco rispetto a quella di un rosso non possono essere messe in discussione. Ciò che invece attualmente fa discutere, è la maggiore o minore presenza di sostanze benefiche alla salute nei due tipi di vino.
I consumatori si tuffano spesso senza riflettere dietro il consiglio sbrigativo di alcuni nutrizionisti, i quali tessono le lodi del vino rosso, ignorando o mostrando di disprezzare le virtù dei vini bianchi. Questo modo di procedere, a nostro avviso, non è scientificamente corretto, senza contare il danno ingiustificato per quanto riguarda i consumi, visto che la tendenza attuale del mercato è quella di privilegiare i rossi a scapito dei bianchi.
Noi vorremmo riportare un po' di chiarezza sull'argomento.
L'azione di sostanze benefiche contenute nel vino rosso, secondo l'esperto Fernando Ficoneri, quali bioflavonoidi, stilbeni, polifenoli (leucoantociani e tannini) tra cui il resveratrolo, uno tra i più energici antiossidanti esistenti in natura, in grado di ridurre la perossidazione di Ldl (il colesterolo cattivo) aumentando l'Hdl, di proteggere i vasi attraverso la captazione del rame, di prevenire ischemie, di diminuire l'aggregazione piastrinica (coaguli, trombi), di aumentare le proteinchinasi (da cui dipendono apprendimento e memoria) prevenendo le malattie neurodegenerative, di proteggere da alcune forme di tumori e persino di dare un valido aiuto contro l'osteoporosi, è ormai nota a tutti.
Ciò che invece è meno noto, riguarda le straordinarie proprietà possedute dal vino bianco.
Due ricerche internazionali sugli efetti benefici del vino bianco sono state diffuse ufficialmente a Palo Alto, in California. Sono due le sostanze presenti nei vini bianchi sulle quali si è soffermata l'attenzione dei ricercatori: il tirosolo e l'acido caffeico.
Se assunti in piccole dosi, infatti, i due composti hanno un effetto antiossidante e riescono a diminuire i segnali infiammatori responsabili di malattie come l'artrite reumatoide e l'osteoporosi. Le prove sono state effettuate su cellule del sangue umano e la ricerca congiunta delle Università di Milano e Pisa è stata condotta su cinque vini bianchi tedeschi e su tre vini friulani. Dunque, se nelle attività antiossidanti il vino rosso primeggia, l'efficacia del vino bianco non è meno interessante ed è stata pienamente rivalutata sul piano salutistico.
Veniamo al gusto. Le caratteristiche più ricercate dal mercato internazionale sono la complessità e la longevità, elementi ambedue indispensabili perché si parli di un vino importante. Da questo punto di vista, i vini bianchi prodotti secondo le Doc e gli schemi ufficiali non sempre raggiungono alti livelli qualitativi, anche in considerazione dell'eccessiva resa di uve per ettaro. Sappiamo che un vino nobile per antonomasia è di solito un vino rosso, e questo per complesse ragioni.
Nel Gotha dei vini nobili, cioè dei vini che possono garantire una lunga conservazione, resistendo diversi anni all'imbottigliamento e ivi affinando le proprie caratteristiche, pochissimi sono gli eletti tra i vini bianchi, provenienti solitamente da vitigni aromatici, profumati o dall'odore caratteristico, ben conosciuti, quali Alvarinho, Greco, Chardonnay, Malvasia, Melon, Moscato, Palomino, Pinot, Riesling, Sauvignon, Soave, Sylvaner, Tocai, Traminer, ecc
Fa eccezione, ma entra nella "combine" naturalmente, il Trebbiano, vitigno vigoroso, resistente, costante, di abbondante produttività, un vitigno straordinario trattato spesso come un paria, che dà un vino sufficientemente neutro (poco profumato e persistente) da adattarsi ad altri vini dalla personalità più spiccata. Il Trebbiano, infatti, è presente nell'uvaggio di decine e decine di vini Doc, sia bianchi che rossi. E guarda caso è la spina dorsale del nostro Falerio dei Colli Ascolani, Doc che ormai s'impone in tutti i mercati più importanti. Da bersi giovane, preferibilmente entro il primo anno.
Nelle esposizioni più vocate del territorio e nelle annate migliori, il vino esprime caratteri strutturali e di serbevolezza molto importanti che si protraggono anche oltre i 24 mesi. Ma no, dobbiamo nemmeno sottovalutare le decine di vini bianchi che ormai fanno parte delle eccellenze delle nostre cantine, quest'ultime vere e proprie fucine di sperimentazioni di qualità.
Tornando al tema, allo scopo di controbilanciare la tendenza attuale del mercato che è quella di privilegiare i rossi a scapito dei bianchi, un'enologia più moderna e spregiudicata, presente anche nel Piceno, ma anche con un maggior tasso di fantasia, si è inventata i "Super- Bianchi", vini spesso scaturiti da vitigni non tradizionali, con una ridotta resa per ettaro e con uvaggi di diverse varietà, a volte raccolti surmaturi, in contrasto con gli altri vini derivanti da monovitigni tradizionali e da raccolte di uve premature.
Un'altra caratteristica dei "SuperBianchi" che soddisfa il gusto internazionale, è quella di soggiornare spesso in barrique, pratica, questa, inusuale per i vini bianchi, ma molto gradita a giudicare dai risultati. Ne guadagnano il profumo e la longevità e i wine-maker possono liberare pienamente la propria creatività con la massima libertà di composizione di vini non di rado nati fuori della Doc monovarietale. Quello dei "SuperBianchi" è un fenomeno vistoso e rivoluzionario, non meno importante dell'invenzione dei vini Novelli, ed è un fenomeno prevalentemente italiano.
A questo punto, essendo in estate, perché non privilegiare il consumo di vini bianchi rispetto a quello dei rossi? Anche adottando un parallelismo fra stagioni e benessere, non si può negare che gli attacchi dell'estate alla nostra salute siano meno massicci di quelli che ci riserva l'inverno. Perché, allora, non tornare alla buona abitudine di bere vini bianchi d'estate, lasciando i vini rossi per l'inverno?
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30/07/2003
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